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Mi piace scrivere le mie storie



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Mi piace scrivere le mie storie, perché mi eccito a farlo. Ecco come faccio. Prima di tutto mi spoglio quasi completamente e mi metto a letto, con un paio di candele profumate che spandono intorno un aroma che mi rilassi. La sola luce è proprio quella di queste due fiammelle tremolanti. Poi mi comincio ad accarezzare, stimolando ricordi e sensazioni che affiorano alla testa e come un flash rivedo e trasformo in continue variazioni sul tema. Penso a quella volta con X poi alla volta con Y e Z, finché decido che tutto ciò che ho vissuto in quei momenti, potrei portarlo sulla carta.

Allora mi siedo alla scrivania, accendo un abat-jour e prendo un paio di fogli di carta bianca quadrettata, e la mia penna.

Questa penna è un po’ particolare. Mi fu regalata da un amico alcuni anni fa, e venne acquistata in un sexy shop. La forma è ovviamente fallica, nera lucida, comoda e leggera da impugnare. Anatomica quel tanto che basti per suscitare impressioni piacevoli quando penso alla frase da scrivere e la tengo in bocca. Più esplicitamente invece di dire che si tratta di una penna forma di fallo, direi che è proprio un organo sessuale maschile plastico scrivente. E mentre penso gioco con la bocca e con le labbra succhio un po’ come tutti fanno con la penna o la matita normali. Ogni svolazzo è un film già visto, un punto focale sul quale il mio sguardo poggia, un grande grissino da succhiare e mordere e poi riporre nel portapenne. Questo supporto ha invece la forma del sesso femminile, una di quelle vulve di silicone che aiutano alcuni ragazzi timidi a far pratica. Quando non scrivo, la penna è lì ferma, morta, non si muove, non penetra in movimenti lenti nel suo calamaio, non da piacere alla sua base di finta carne, freddo simulacro della fonte di gioia maschile.

Ma prende vita, la penna, quando voglio, e la impugno e la strofino sul viso, ed intorno al collo. Si, inizio ad eccitarmi man mano vada avanti con la storia, al punto di sentire una specie di calore in basso ed in viso, come se il sangue mi stesse pulsando e martellando vene e muscoli. Allora mi tiro giù le mutandine fin sopra le ginocchia ed allargo le gambe per non farle scivolare via tendendo il loro elastico. Con la sinistra mi carezzo tra le cosce cercando di allentare la tensione, mentre con il retro della penna (quella più anatomica) in bocca, muovo la lingua e sento la penna sul palato e più giù. E scrivo, come sto facendo adesso, delicatamente, come per non far male alla carta, senza spingere, e prima di scrivere una frase molto rievocativa ed erotica, rimetto la penna in bocca, la bagno di saliva e la porto in mezzo alle gambe, dove teneramente, come se fosse un cucciolo, inizio ad introdurla nella mia calda ed umida fessura. Ed il mio cervello come una macchinetta pensante, assorbe dall’aria nuove frasi, e le elabora, e quando le trasforma in una frase compiuta, estraggo la penna e scrivo. Al punto, riporto verso il basso questo utile aggeggio ed infilo di nuovo, e così via con nuovi impulsi e nuove frasi.

Spesso, ad un punto importante, indugio e muovo con maggiore forza, spingendo più a fondo con un ritmo di nenia e le mie dita sfiorano la calda entrata ormai molto bagnata dal mio troppo fantasticare. Alterno di volta in volta con la mia bocca al fine di sentirmi completamente coinvolta: il mio alto ed il mio basso, insieme, collegati da un gesto come ponte tra il pensiero e l’azione.

Sarà perché non riesco a rimanere senza stimoli, ma lo scrivere troppo a lungo può essere come dimenticare quella mia parte che palpita e si scalda irrorata di sangue per pensieri riflessi, mi fermo a cibare quella insaziabile vorace seconda bocca, ben dotata anche lei di labbra. E continuo frenetica ad introdurre e spingere con ritmi sempre maggiori, ascoltando il battito del mio cuore e quel rumore simile ad uno sciabordìo della mia carne e pelle bagnata. E sottolineo i miei pensieri con ritmi diversi e dondolanti tra il ricordo e la fantasia. Fino al termine del raccontino, quando metto un punto liberatorio subito dopo il primo o secondo orgasmo dal quale fuoriesco come svegliandomi da un sogno erotico.


Infine tiro su la testa e riapro gli occhi, e rimetto la penna a posto, reinfilandola nel suo supporto di forma femminile. Stranamente sembra che entri con facilità, come se fosse lubrificato, e percepisco un sussulto da esso.

Potenza della suggestione?

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